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Lipen: la vera pizza napoletana in Brianza

by panannablogdiviaggi
la pizza napoletana in Brianza

La vera pizza napoletana non si mangia solo a Napoli. Potrà sembrarvi strano, ma le strette direttive che ne definiscono la preparazione a regola d’arte, sono meticolosamente rispettate anche in Brianza.
Grazie al consorzio Brianza che nutre, siamo stati ospiti dell’enosteria Lipen e abbiamo avuto modo di scambiare quattro chiacchiere con il suo proprietario, Corrado Scaglione.

Enosteria Lipen

Corrado Scaglione – pizzaiolo verace – nella sua Enosteria Lipen

La pizza napoletana patrimonio Unesco

L’arte del pizzaiuolo napoletano è stata dichiarata alla fine del 2017 Patrimonio culturale dell’umanità. Secondo l’Unesco “il know-how culinario legato alla produzione della pizza, che comprende gesti, canzoni, espressioni visuali, gergo locale, capacità di maneggiare l’impasto della pizza, esibirsi e condividere è un indiscutibile patrimonio culturale. I pizzaiuoli e i loro ospiti si impegnano in un rito sociale, il cui bancone e il forno fungono da ‘palcoscenico’ durante il processo di produzione della pizza. Ciò si verifica in un’atmosfera conviviale che comporta scambi costanti con gli ospiti. Partendo dai quartieri poveri di Napoli, la tradizione culinaria si è profondamente radicata nella vita quotidiana della comunità. Per molti giovani praticanti, diventare Pizzaiuolo rappresenta anche un modo per evitare la marginalità sociale”.
Riporto queste parole perché mi hanno colpito e fatto rivedere la mia personale concezione di arte, che non è solo quella che abbiamo visto al Rossini Art Site, ma si sviluppa in tanti modi diversi, sino ad arrivare sulla nostra tavola.

pizza napoletana corrado scaglione

Le regole per preparare una pizza napoletana

Come si riconosce la vera pizza napoletana? Partendo dal disciplinare: l’Associazione Verace Pizza Napoletana ha infatti voluto mettere per iscritto le regole che precedentemente si tramandavano oralmente. In un certo senso in questo documento troverete i segreti che venivano svelati di padre in figlio per molte generazioni di pizzaioli.
Ecco alcuni dei capisaldi della preparazione di cui ci ha parlato Corrado Scaglione:
– le dosi dell’impasto, che prevede semplicemente acqua, sale, lievito, farina;
– i tempi di lievitazione dalle 8 alle 10 ore;
– ogni singola pallina di impasto pesa tra i 250 e i 270 grammi;
– una volta stesa, il disco di pasta ha un diametro compreso tra i 28 e i 35 centimetri;
– viene cotta esclusivamente in forno a legna per 60 – 90 secondi a una temperatura compresa tra i 400 e i 450 gradi.

Se si fa in quattro per farti felice, è una pizza.

L’esperienza della pizza all’enosteria Lipen

All’Enosteria Lipen abbiamo assaggiato Margherita e Marinara, le pizze napoletane veraci, accompagnate da un’ottima birra. Oltre alle classiche pizze nel menù si trova un’ampia lista di gusti, il cui denominatore comune sono gli ingredienti di qualità. Se vi ho incuriosito, sul sito troverete il menù, aggiornato stagionalmente. E se non avete voglia di pizza? Niente paura, potete scegliere tra antipasti, primi e secondi davvero sfiziosi! Proprio per questo il locale è stato inserito nella lista delle migliori 70 pizzerie con ristorante al mondo.
Tra i riconoscimenti ottenuti, vanno segnalati anche i Tre spicchi Gambero rosso, attributi nel 2018 all’enosteria Lipen per il terzo anno consecutivo.
Con Corrado Scaglione abbiamo parlato anche del lievito madre, di biologico e di riciclo: quando siamo arrivate era appena stato sfornato il pane, fatto con l’impasto della pizza avanzato il giorno prima. Il profumo era fantastico, per non parlare di quello della pizza appena uscita dal forno a legna. Insomma, andare a mangiare all’enosteria Lipen è un’esperienza per tutti i sensi, per questo lascio parlare anche le immagini scattate nel locale.

corrado scaglione non solo pizzapane con pasta pizzapizzeria con panaripizza margheritavairetà di pomodori

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Alla prossima avventura,

Anna

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16 comments

Francesco Baggetta Settembre 27, 2018 - 7:10 pm

Fantastico suggerimento per mangiare una vera pizza napoletana. Grazie per la dritta.

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panannablogdiviaggi Settembre 28, 2018 - 8:09 am

Francesco fammi sapere se vai a mangiarla!

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Noemi Bengala Settembre 28, 2018 - 7:35 am

Dalle foto si capisce che è molto buona ma la cosa che mi ha più colpito, sono le chiacchiere fatte con il cuoco. Mi piace sempre scoprire le storie dietro le persone. Grazie anche per le regole 😉

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panannablogdiviaggi Settembre 28, 2018 - 8:10 am

La gestione è familiare, abbiamo conosciuto anche moglie e figli, anch’io amo scoprire le storie dei luoghi!

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Silvia The Food Traveler Settembre 28, 2018 - 9:13 am

Per fortuna che la vera pizza non si mangia solo a Napoli altrimenti qui in Piemonte sarei morta! È bello vedere che ultimamente anche in altre parti d’Italia ci sia più attenzione verso tanti aspetti come la scelta delle materie prime e la lievitazione, per esempio. Anche dalle mie parti – provincia di Cuneo – c’è una pizzeria di questo tipo dove vengono proposti diversi tipi di pizza a lievitazione naturale.
Che fame ?

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panannablogdiviaggi Settembre 28, 2018 - 10:18 am

Famissima! Hai ragione Silvia, è bello che si stia diffondendo!

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Cassandra - Viaggiando A Testa Alta Settembre 28, 2018 - 1:23 pm

Adoro i locali che propongono queste pizze più particolari e tradizionali! Dalle tue foto sembrano deliziose e fanno venire una gran fame!

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panannablogdiviaggi Settembre 28, 2018 - 3:16 pm

Confermo, ottima qualità!

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Anna Di Settembre 29, 2018 - 2:04 am

Grazie Anna per l’articolo, è stata una scoperta per me sapere che ci sono regole ferree per la pizza napoletana! Che ignorante che sono!!! Avrei mangiato lo schermo, quanto bella e buona deve essere la pizza dalla foto. Abitando a Perth non ho molte opzioni di pizza, se non Dominos o Pizza Hut, mi accontento di poco e poi …come ha scritto anche il titolare, le due parole d’amore che ti portano in Paradiso “stasera pizza”, funziona anche qui!

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panannablogdiviaggi Settembre 29, 2018 - 2:02 pm

Alla fine la gioia è la condivisione di una pizza probabilmente, più che il gusto in sé. Comunque ora dirò una cavolata, ma a me Dominos a New York era piaciuta… sarà stata la crisi d’astinenza da pizza!!

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Simona Ottobre 2, 2018 - 8:11 am

Parto subito con il dire che io sono Napoletana e quindi decisamente di parte in questo caso. Dico anche però che non appartengo a chi crede che la buona pizza napoletana si mangi solo a Napoli. Io sono una di quelle che crede che la scuola della pizza napoletana sia la migliore, indipendentemente da dove si pratichi. Quando finalmente è stata dichiarata Patrimonio dell’Unesco, ho fatto i salti di gioia. Non capivo come un prodotto conosciuto e apprezzato in tutto il mondo non fosse patrimonio Unesco già da anni. Ci è voluto un po’ di tempo ma alla fine la mia felicità è arrivata alle stelle. La pizza di Lipen sembra seguire in pieno la tradizione a cui sono tanto legata e non mancherò sicuramente di provarla se dovessi essere da quelle parti. Ti farò sapere, anzi ci andremo insieme! 😉

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panannablogdiviaggi Ottobre 2, 2018 - 9:41 am

Mi piace il tuo entusiasmo Simona!! Facciamo una scambio? Una pizza a Napoli e una al nord?? 🙂

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viaggiapiccoli Ottobre 3, 2018 - 8:54 pm

da “napoletana” verrei subito a provarla questa pizza dopo la tua descrizione! Hai colto il vero spirito della pizza: la pizza è un rito sociale!

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panannablogdiviaggi Ottobre 4, 2018 - 9:19 am

Grazie Cristina! Se ho convinto una napoletana, ho fatto un buon lavoro 🙂

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Roberta Ottobre 9, 2018 - 8:42 pm

La pizza è una vera arte ed è bello che si diffonda sul territorio. Merita davvero il titolo di Patrimonio Unesco e come protrebbe non esserlo?! ?

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panannablogdiviaggi Ottobre 10, 2018 - 12:34 pm

Assolutamente d’accordo!

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